Oro etico, responsabile o sostenibile?
Sempre più marchi cercano, in un modo o nell'altro, di dare risposta al crescente interesse delle persone verso una maniera di fare le cose più trasparente, più buona e più sincera. Parole come 'responsabile', 'etico', 'onesto', 'sostenibile', 'buono' ed 'equo', per nominarne alcune, si ammassano e confondono, creando una nebulosa di significati nella quale resta difficile orientarsi.
La definizione di "oro etico", se non ampliata o specificata, è molto fuorviante.
Si agisce sempre secondo un’etica, anzi, è proprio perché agiamo che siamo guidati da un’etica. “Etica”, dunque, non è una parola qualificante: la mia etica, ad esempio, potrebbe contemplare le pratiche della pena di morte e del lavoro minorile, oppure potrebbe aborrirle.
Inoltre, il mondo della gioielleria è così complesso che molte delle categorie di significato condivise con successo in altri settori, invece, vi fanno cortocircuito. Ad esempio, nel caso dell'oro, il riciclo non può intendersi come una pratica virtuosa eccezionale, perché si tratta di un'antica abitudine di ragionevole buon senso che nasce già con i primi esperimenti di metallurgia. L'oro, i diamanti e le gemme preziose non vengono mai sprecati (approfondisci).
Un'azienda orafa può approvvigionarsi in maniera responsabile o sostenibile.
Approvvigionarsi in maniera responsabile vuol dire fare le cose semplicemente in modo giusto: assicurarsi che le proprie pratiche rispettino dei requisiti, volontari o obbligatori, che hanno lo scopo di promuovere e tutelare i diritti umani, la salute, la sicurezza e il compenso equo dei lavoratori, l'ambiente.
Alcuni requisiti legali sono lo European Union regulation on responsible sourcing of 'conflict minerals' (in vigore dal 2021), o il Section 1502 dello statunitense Dodd-Frank Act.
Dei requisiti volontari, che però dovrebbero rappresentare l'impegno minimo di ogni azienda orafa, l'esempio più importante è costituito dall'OECD Due Diligence Guidance.
Quando tutte le pratiche di responsabilità saranno state implementate con successo, allora si potrà considerare di migliorare promuovendo pratiche di approvvigionamento sostenibile.
Operare in maniera sostenibile significa fare di più, ovvero meglio e bene: generare impatto positivo per le comunità e per l'ambiente.
Le aziende sostenibili conoscono la loro filiera, sanno dove potrebbero avere più impatto positivo e lo fanno, anche collaborando con altri per ampliare la portata di questo impatto; sono trasparenti sui loro progressi e militano pubblicamente fin favore dell'approccio sostenibile.
Se con l'espressione "oro etico" si vuole intendere un oro non comune per capacità di impatto positivo, allora la sua definizione deve essere "oro sostenibile" e coincide con quella di Oro Fairtrade.
Oro Fairtrade è il primo sistema di certificazione etica indipendente al mondo per l’oro ed è stato lanciato nel 2011. Si tratta dell’oro più prezioso di tutti perché è completamente tracciabile, non lascia tracce di sfruttamento o di inquinamento e, anzi, apre al miglioramento, perché ha l’obiettivo di aiutare i minatori ad uscire dallo stato di povertà attraverso il loro stesso lavoro. Maraismara ha introdotto Oro Fairtrade in Italia nel 2016 e da allora siamo ancora l’unico laboratorio orafo certificato nel Paese.
Un caso di oro responsabile, ma non sostenibile, è quello della certificazione RJC Chain of Custody.
Jo Becker, Advocacy Director per Human Rights Watch (HRW), in un recente articolo dice:
"RJC gioca un ruolo importante nell'industria orafa, ma i suoi standard ancora non riflettono le migliori pratiche possibili. Alle aziende viene chiesto di documentare le transazioni grazie alle quali arrivano in possesso dell'oro, ma non di condurre controlli in merito ai diritti umani. Questo vuol dire che l'oro può ancora essere estratto in condizioni di gravi abusi, come di lavoro minorile."